Da un anno il Circo Millennium si trova in Liguria e da quasi 4 mesi nella nostra città dopo aver svolto solo due tappe nel 2020. “Dalla comunità- sottolinea il direttore- una solidarietà inaspettata, ma dobbiamo andare a Rieti per necessità”
Da un anno il Circo ‘Millennium’ è bloccato in Liguria e adesso questa realtà imprenditoriale, riporta il sito SanremoNews, a causa dell’impossibilità di lavorare per via delle restrizioni anti-covid, rischia di essere spazzata via dopo sei anni di attività. “Da un anno bloccati e senza lavoro- dice alla nostra testata il direttore del circo Derek Codaprin– abbiamo fatto solo due tappe e dal 13 ottobre siamo fermi a Imperia. Con l’ultimo Dpcm non si sono potuti più svolgere gli spettacoli e noi adesso siamo costretti a rimboccarci le maniche e a ripartire da zero, fare la gavetta di nuovo per trovare una nuova strada con tanto rammarico”.
Il Comune ha concesso al circo lo stallo in zona San Lazzaro. Tranne le oche, gli orsetti lavatori e alcuni serpenti, gli sono stati tutti affidati alle cure di un altro circo. “O mangiavamo noi o mangiavano loro, questa è la cruda e nuda verità- dice il direttore del Circo Millennium – abbiamo ricevuto tanta solidarietà e cibo anche per i nostri animali, ma abbiamo dovuti cederli a dei nostri colleghi”.
Il direttore del circo ha chiesto un incontro con il sindaco Claudio Scajola. “Il comune, che ringrazio, – continua- ci ha preso sotto la sua ala protettiva e ci ha permesso di rimanere in questa area. Abbiamo bisogno di parlare con l’amministrazione per capire se ci sono dei margini per gli aiuti. Noi siamo qua sul terreno demaniale e confidiamo che nessuno ci mandi via fino a quando non potremmo partire. Certo ci sono delle altre realtà in difficoltà anche più di noi, non vogliamo passare davanti a nessuno, ma siamo in grande difficoltà. Non abbiamo fondi per poter riaprire. Abbiamo dovuto sospendere l’assicurazione dei nostri mezzi che non hanno neanche più il gasolio perché lo abbiamo usato per riscaldare gli animali. Adesso che dobbiamo viaggiare, non siamo in condizione”.
L’obiettivo infatti, è quello di andare a Rieti in modo da poter raggiungere un altro circo e trovare lavoro. Ma il viaggio è lungo e occorrono fondi e mezzi sufficienti per potersi spostare. “Non abbiamo la possibilità economica di poterci spostare, ci spiega il direttore, ma dobbiamo necessariamente andare per poter sperare in un futuro migliore non appena ci saranno le condizioni. Così come stanno le cose neanche con le nuove disposizioni riusciremmo a risollevarci. La capienza massima, prevista in 200 persone, comunque non consentirebbe di coprire i costi. Tra lo stipendio e i contributi per i dipendenti, il vitto per animali e personale, le tasse e la burocrazia adesso non ci sono i margini per poter pensare di riaprire. Confidiamo quindi di andare a lavorare presso l’altro circo che ci accoglierà e ripartiremo così da zero. Sostanzialmente da realtà imprenditoriale in proprio torniamo ad essere dipendenti”.
Il direttore Codaprin evidenzia anche come il lavoro circense sia “socialmente utile, supportato e tutelata dalla legge proprio per la funzione sociale che svolgiamo, ma a causa di questa situazione il nostro settore è stato raso al suolo. In Spagna e in Francia lavorano, perché in Italia non è possibile? Lavorano in sicurezza, perché da noi ciò non accade?, si chiede amareggiato. Dallo Stato abbiamo avuto aiuti, ma pochi e non sufficienti per le perdite che abbiamo registrato. Dopo sei anni di attività adesso rischiamo di sparire”.
In quasi 4 mesi di permanenza a Imperia le 30 persone, tra cui sette bambini, se dallo Stato hanno ricevuto poco, hanno invece avuto tanto grazie alla solidarietà da parte della città. “Abbiamo avuto un affetto e un aiuto inaspettato, chiosa Codaprin. Associazioni, movimenti e anche semplici cittadini, ci hanno supportato in ogni modo. Hanno persino portato a Natale i regali per i nostri bimbi. Ci hanno aiutato in tanti; persone che neanche conosciamo. È strano ricevere tanto senza, però dare nulla in cambio. Proviamo anche un certo imbarazzo perché noi non possiamo ricambiare. Potevamo solo lavorare, ma questo ora non è permesso. Non smetteremo mai di ringraziare la comunità di Imperia per il sostegno che ci ha dato e adesso confidiamo nel Comune e nella sensibilità di chi lo amministra”.
Di Angela Panzera